Buon San Valentino

Un mio vecchissimo disegno del 1999, una delle matite originali di Leggenda di una rosa 5, nella versione originale a sinistra, e in quella con le modifiche richieste a destra. Ovviamente il disegno lo chiamai, piuttosto ironicamente, Topsy-Turvy. 😉 Buon San Valentino a tutti!!!

LUZI_matite_13_leggenda_5_PARTICOLARE_credits_RES

3 Responses to Buon San Valentino

  1. lauraslittlecorner ha detto:

    Vecchia storia. 😉 Saprai asap, ma, intanto, grazie per partecipare al blog e ho di nuovo il programma funzionante per il sito (dopo che mi avevano reinstallato il pc non andava).

    • lauraslittlecorner ha detto:

      E’ una vecchissima doujin a cui partecipai dal 1999. Era iniziata nel 1997, io arrivai che si stava realizzando il quarto episodio, infatti feci i provini su quello.
      Testi di un’appassionata, i disegni di E. Liberati per gli epp. 1-4, miei per gli epp. 5-7 e 8, rimasto inedito ma realizzato, con sceneggiatura mia.
      Non ti dico quanti sogni mi feci ai primi due episodi, prima di conoscere come la storia proseguiva, tra inesattezze che, ovviamente, da storica del diritto con conoscenze anche sull’Europa, a me saltavano agli occhi, e le ovvie visioni personali di sceneggiatura o sui personaggi, che, a gusti diversi, potevano non piacere. Mi chiedo sempre quante persone pensino Lady Oscar e, in realtà, immaginino Candy Candy o Georgie. Questo per spiegare certe mie perplessità.
      Ma si trattava di Lady Oscar, e io ero contentissima di lavorarci.

      Io entrai a fine estate 1999. Mi disse Monia, all’epoca fidanzata del fratello minore di Andrea, che sul sito aveva letto che cercavano gente. Io mandai un’email.
      Mi rispose Lady Oscar in persona, (immaginati la mia sorpresa!!!), al secolo la sceneggiatrice, che dovevo mandare dei disegni e, se fossero stati giudicati interessanti, mi avrebbero fatto sapere.
      Mi spiegò che la disegnatrice voleva uscire dalla storia e che, per venirle incontro, cercavano un aiuto per le matite.
      Ovviamente io fui sorpresa, perché nei fumetti importanti il disegnatore principale fa proprio le matite, che spesso sono anche più belle degli inchiostri, ma a me il progetto interessava, per cui…
      Scanner e computer (usavo già il Photoshop e avevo una tablet 12″x12″ da diversi anni), mandai i miei disegni scansionati, la maggior parte quelli realistici presenti nella mia gallery.
      E, passato qualche giorno, mi dissero di mandare un provino, disegnando nello stile di Leggenda, che, all’epoca, era più simile, come disegni, al manga. Si trattava di una scena del 4, che, io non lo sapevo, si stava realizzando allora. Ingresso di André in casa di Rosalie e Bernard.
      Provino superato, entro nel team. Tutto molto ufficiale.
      La sceneggiatrice inizia a mandarmi i disegni di Elena, che, all’epoca, non aveva ancora il computer, quindi inviava da fax, e immaginati la mia emozione quando vedo come va avanti il fumetto, sia pure, ripeto, spixelatissimo. 🙂 Potevo avere qualche notizia con un bel po’ di anticipo. Avevo i settei, avevo le tavole, avevo le sceneggiature. WOW! In seguito, via via che Elena mandava le tavole, la sceneggiatrice mi fece avere anche le definitive. 😀
      La sceneggiatrice pagava Elena un tot a tavola. Mi propose un terzo di quella cifra. Io dissi che non volevo niente, ma che la proprietà dei disegni sarebbe rimasta mia, lei avrebbe avuto le fotocopie laser di ottima qualità. Lei accettò, ma Elena stessa mi confermò che la sceneggiatrice amava avere proprio materialmente i disegni originali. Lei, infatti, glieli mandava.
      In realtà, io aiutai anche nella rivista in cui il fumetto usciva. Più volte ho fatto traduzioni dall’inglese di lunghi articoli sui robot, che poi sono stati usati per farne articoli nel giornale, poi ho anche raccontato la storia di Orpheus no Mado e inviato le mie scansioni per farne l’articolo. In effetti, non sono mai stata accreditata di queste partecipazioni. Ho anche lavorato ai testi del fumetto, anche qui mai accreditata. Non so perché. Elena stessa collaborava al plot, facevano e facevamo delle lunghe discussioni in tema, in merito al plot, agli sviluppi.
      Elena, vedendo il mio stile più vicino a quello dell’anime, suggerì di alterare un po’ il suo in modo da uniformarci, e, così, dal 4, progressivamente, abbiamo questi cambiamenti.
      Io ero felicissima di lavorarci, pur con tutte le mie perplessità per la piega rosa, per altri aspetti ancora come le sovracomplicazioni che la storia aveva. Ma disegnare era bellissimo, ero accanita, disegnavo la notte.
      Purtroppo, già quando arrivai io, c’erano dissensi tra autrice e disegnatrice, per visioni diverse, ed Elena voleva uscire. Ricordo a gennaio 2000 una lunghissima telefonata in cui convinsi la sceneggiatrice a far uscire il volume. E’ successo varie volte. O lunghe telefonate a tre, la sera, per discussioni su cose ancora lontane nel plot. Fatto sta che, in effetti, Elena non era o non era più interessata alla storia. Mi diceva che era la sceneggiatrice che l’aveva convinta. La sceneggiatrice mi aveva raccontato come si erano conosciute. Ricordo ancora cosa mi disse della prima lettera che Elena le inviò. In questa situazione, che cominciava a diventare incasinata, io tenevo duro per passione, incrociavo le dita, ci tenevo moltissimo, anche se mi rendevo conto che stavo disegnando una storia che aveva punti che non mi convincevano. Nonostante questo, avevo scritto delle scene di parti successive, come anche Elena. Avevo il charades di un personaggio da inserire in seguito. C’era un gran fermento ed io ero molto emozionata.
      Andai a trovarla a casa sua.
      A gennaio 2000 la sceneggiatrice cambiò il suo atteggiamento e prese posizione contro di me, perché non accettava che io avessi disegnato due illustrazioni per le due puntate del racconto di Narumi, Leçons de s’embrasser (in realtà lei era informata da subito che stavo caricando il mio sito e lei i miei disegni li aveva ma non li pubblicava), e la sua ostilità diventò palpabile. Io i testi di Narumi li avevo anche tradotti per il mio sito. Fu impressionante. Mi aveva mandato un regalo, un libro, per il mio compleanno. Rientro a casa, lo trovo, la chiamo per ringraziarla e il gelo. Non riuscivo a capire la ragione. Non mi spiegò niente. Solo un inspiegabile cambio di atteggiamento. I motivi li compresi in seguito. Ma l’ostilità inziò lì, dopo un periodo positivo.
      Un pomeriggio mi chiamò addirittura in università, i miei colleghi di stanza, allibiti, la sentivano urlare attraverso la cornetta.
      Io ero veramente triste e a disagio. Anche perché non ero abituata a cose o atteggiamenti simili. Per me la discussione era: argomento, si parla di quello, finito. Di fatto, continuai a lavorare ai disegni, a proporre cose, scene, scrivere. Cercando di resistere.
      Elena si rese conto di cosa stava succedendo e mi spiegò molte cose. “Lei mi vede come un canarino in una gabbia”, mi disse. Una volta, lei stava per partire per una vacanza, la sceneggiatrice mi chiama e mi fa “Ti licenzio!”. Io il cuore sotto i piedi. La sera tardi, ma prima che partisse all’alba successiva, chiamo Elena, scoraggiatissima, ferita. Ricordo ancora che sua mamma mi fece notare che era tardi (era veramente tardi!). Spiegai ad Elena la situazione, la tempistica rispetto alla sua vacanza era abbastanza evidente. Nel frattempo, era uscito un volume che recensiva il mio sito, quando ancora aveva solo la mia gallery e pochissimi racconti. Io fui molto orgogliosa. Non era una recensione richiesta, ma a sorpresa.
      Insomma, tirando avanti, facemmo altri tre episodi, ma io sempre più scoraggiata e rattristata da un’ostilità molto forte. Nel frattempo, Elena aveva comprato un computer per cercare di aiutare nella grafica. Ricordo che uno degli apisodi uscì tarato male, io le chiesi come mai, pensando fosse la tipografia, e lei mi disse che aveva sbagliato luminosità e contrasto, causa inesperienza.
      La vignetta che vedi fu oggetto di censura perché, secondo la sceneggiatrice, Oscar non poteva stare sopra (e ti risparmio altre amenità sulla notte del 12 luglio). Ora, immaginati la mia faccia. Quindi, il topsy-turvy. Col Calendario, di cui ti scrivo in seguito, col disegno di maggio, ironizzai proprio su questo. Se non altro, è stato fonte di ispirazione. 😉
      Nel frattempo, dalla mailing list di cui facevamo parte, Elisabetta, del mio sito, disse che si sarebbe dovuto fare un calendario su André, e io, che ho sempre avuto, come dice Alessandra, il pallino dell’editore, salto su: “Facciamo un calendario su Oscar e André. Elena, Lisa, ci state?” Ci stettero.
      Ma fu ovviamente preso malissimo dalla nostra sceneggiatrice.
      Ormai era apertamente ostile verso di me. Non so perché non lo fosse verso di Elena, perché, fin dal principio, lei voleva uscire dal fumetto, disegni nella gallery del sito li aveva anche lei, non solo io (di fatto io vedevo il sito come un punto di raccolta di materiali fatti bene, volevo gente capace, non volevo testi censurati e accolsi sul sito molti testi che erano stati rifiutati per queste ragioni) e il Calendario lo faceva anche lei. Di fatto, però, l’ostilità veicolava tutta verso di me. Al punto che mi metteva contro persone, a volte raccontando cose diverse rispetto a come erano state fatte o dette. E, in proposito, nel 2001, rientro da una vacanza in Croazia e mi trovo una comune amica totalmente incavolata, per, alla fine ho capito, una cosa che le aveva riferito la sceneggiatrice. Solo che io non avevo detto, esattamente, quella cosa. Però tant’era. Trovò comodo arroccarsi nell’ostilità, senza porsi dubbi. Gli strascichi di quella situazione li subisco ancora adesso, da gente che non mi conosce e che di me non sa niente, a parte il sentito raccontare – di non so neanche che mano, a questo punto -.
      Fatto sta che, quando la sceneggiatrice viene a mancare, nell’aprile 2009, questa ex amica comune risentitasi mi scrive per avere un contributo per la corona, che invio con Paypal, e, nell’occasione, mi scrive anche che ora aveva capito che le cose che dicevo io all’epoca erano giuste.
      Meglio tardi che mai. Ma in pubblico non l’ha mai affermato. Gli strascichi perdurano.
      Purtroppo, io, che provenivo da un ambiente di lavoro molto maschile, con una formazione laica, con gli studi che avevo fatto, scontavo la mia totale inabitudine a dinamiche tipiche della Sorority, a pruderie da educande (vedi il topsy-turvy). Mia madre e mia nonna per le questioni di principio votavano radicale. Come potevo, cresciuta in quel modo e pensando a un personaggio come Oscar, essere diversa? Eravamo appassionate dello stesso cartone?
      In tutta questa situazione assurda, di fatto, si era via via creato un patto di ferro tra noi disegnatrici. La situazione era pesante. Elena voleva uscire. Io avevo lavorato all’8, da un testo mio, scrissi le sceneggiature, avevo fatto le tavole a matita. Io le dissi,”Va bene, se esci tu, però, esco anche io.” Non avevo scelta. Come avrei fatto senza lei che, in qualche modo, bilanciava quella ostilità fortissima? Aggiunsi – e questo proprio perché Lady Oscar per me era sempre stata importantissima – “Però ne facciamo uno nostro”, un fumetto che sentissimo un po’ meno distante come impostazione.
      Quindi, quel fumetto naufragò così. Fu un peccato, nonostante i difetti a cui accennavo.
      Ci sono degli aneddoti buffi. Tipo, episodio 5, mi arriva la sceneggiatura, io chiedo alla sceneggiatrice, col mio solito senso pratico che poi sortisce effetti devastanti come questo: “Scusa, ma come campa André?”
      Soluzione tirata fuori dal cilindro e che ho tentato di arginare in tutti i modi senza riuscirci: coi soldi lasciatigli dalla nonna! Quindi, se non ricordo male, mi tocca disegnare il Grandier col sacchettino di monete sulla tomba della nonna! -_-
      O il Grandier in stile Capitan Harlock-Tochiro, con cappellaccio, quello non l’ho mai capito, però, tant’era, ma, nel disegnarlo poi io, sono riuscita a debellare il famigerato cappello.
      O Birgit stile Rosalie, dottore stile dottore, Dietrich stile ci deve stare un bel ragazzo antagonista, più altre cose che, appunto, a parte i miei sogni dietro le prime due parti, poi vennero fuori, abbastanza strane, perlomeno dal mio punto di vista. Ti ripeto, io avrei voluto disegnarla nonostante tutto, ma tutto quello che successe portò alla fine.
      Purtroppo andò come andò.
      Fu terribile, dolorosissimo per me, anche per attacchi gratuiti che ricevetti e continuo a ricevere, da gente che riverbera ostilità per una cosa che non conosce. Ma, di fatto, ciecamente, sono ancora odiata per questa storia. Squallido, no? Solo perché ero me stessa, ed ero fuori dal coro. Volevo solo disegnare Lady Oscar.
      So che Elena era rimasta in contatto – non era meno “colpevole” di me, se dobbiamo usare il termine di colpa, che è totalmente inesatto: ripeto, quando entrai io, lei già voleva uscire dal progetto, me lo disse la sceneggiatrice, lei lo confermò e lo fece -, di fatto, la sceneggiatrice è sempre rimasta legata a lei, nonostante questo e i loro dissidi e liti.
      Io ero terribilmente addolorata, ci ero stata malissimo. Chiusi quella porta e, dietro di essa, chiusi tutto quel dolore enorme che avevo vissuto.
      Ma io, che pure sono tanto paziente, quando chiudo, chiudo.
      Ogni tanto, ricevevo, pur avendo cambiato numero di cellulare, qualche telefonata. Sentivo un respiro, la tastiera.
      Una volta la voce, al telefono. Mail strane. Fanfic strane sotto strani pseudonimi.
      Quando la sceneggiatrice mancò, nel 2009, mi chiesero cosa sentissi.
      Io risposi solo: “Per me, la cosa si era chiusa allora. Quello che c’era da dire, lo avevo detto allora. Non ho più niente da dire in proposito”.
      Qualche anno fa, poi, per puro caso, mi fu chiesto di questa cosa, con molto tatto. Allora, un po’ per volta, riuscii, per la prima volta, a parlare di queste cose tristi, dolorosissime, che avevo sepolto.
      Questa è la prima volta in cui ne scrivo, anche se, leggendo “Liberté – la genesi”, sul sito, o, parlando di come ho conosciuto Elena, qualche accenno posso averlo fatto.

  2. Silvia ha detto:

    E vabbè, hai solo dovuto girare il disegno.
    Prima che tu mi uccida (giustamente), preciso che è uno scherzo, che so di aver un pessimo sense of humor ma, nonostante questo, di non riuscire a zittirmi a volte, come questa volta.
    Immagino solo tutto il lavoro dietro per modificare il disegno originale, che, detto per inciso, io preferisco, forse perchè più spontaneo.

    Ma che cosa è questo disegno! *_* Che dolcezza, che intensità!
    Ma dove si trova questa Leggenda di una Rosa? Che cosa mi sono persa? 😥 Ricordo che una delle prime volte che ti scrissi, Laura, me ne accennasti. Non è più disponibile, temo. Se questa è la premessa, doveva trattarsi di un lavoro stupendo.

    Grazie per il tuo pensiero e buon San Valentino a tutte/i.

Lascia un commento