In occasione dei 15 anni di attività, la casa editrice J-pop ha annunciato in uscita per l’estate l’edizione in cofanetto in tre volumi di tutte le Gaiden, anche delle più nuove, di Versailles no bara, “Le rose di Versailles – extra -“, box con pagine a colori (che mancavano nella sospesa edizione Goen), riprese dai tankobon, che sono stati arricchiti di tavole e con alcune anche a colori, rispetto alla pubblicazione in magazine. Della pubblicazione, peraltro, si vociferava da un po’. Qui il post ufficiale con le informazioni.
Addio, Madame Royale. E’ mancata lo scorso 25 febbraio, all’età di 83 anni (era nata il 21 agosto 1937) la doppiatrice giapponese di Maria Teresa Carlotta, Masako Sugaya. Aveva lavorato spesso col regista Osamu Dezaki: oltre alla figlia maggiore di Maria Antonietta in Lady Oscar, aveva prestato la voce, tra i molti personaggi, anche a Remì, alla moglie di Silver ne L’isola del tesoro (ep. 25), e, in Jenny la tennista (Ace o Nerae!), all’amica storica di Hiromi, Maki Aikawa – nel suo caso, mentre le doppiatrici di Hiromi e Reika erano cambiate tra le varie edizioni, lei era rimasta sempre nel cast, continuando a doppiare Maki -. Aveva anche doppiato Uran la sorellina di Astroboy.
Per citare Guccini. Era il I marzo 1982, le otto di sera, e torno scapicollandomi da danza, perché, da qualche giorno, sui giornali di nonna, ho adocchiato la pubblicità di un cartone che andrà su Italia 1, alle 20. “Le avventure di una giovane fanciulla, travestita da ufficiale, alla Corte di Versailles.” Immagini sontuose. Diverse dalle solite. Sopra, il gruppo dei personaggi, sotto Oscar e André, bellissimi, lui già ferito all’occhio, ma io, allora, non potevo saperlo.
Su Rete 4 mollo senza troppi rimorsi gli ultimi episodi di “Isabelle de Paris”, che non mi ha mai catturato (vogliamo mettere col tormentato Actarus, con Flora, con Romi di Ken Falco?), di quelle serie lì ho amato di più “Jeanie dai lunghi capelli” (fui molto traumatizzata dal remake – perché fare i remake? -_-;). Accendo, e che sia benedetta quella pubblicità, senza la quale mi sarei persa qualcosa di unico. Quel primo, bellissimo episodio, disneyano, Araki e Himeno alla grande, effetto “Lulù tra i fiori” I episodio, una struttura perfetta, i dialoghi, le voci, le incertezze e le ribellioni dell’adolescenza e quella tristezza, negli occhi di Oscar, negli occhi di André. La precoce maturità di lei, le parole, sdrammatizzanti, di lui.
Avete fatto caso che il discorso che Oscar fa ad André, in camera sua, all’età di 13 anni, è lo stesso che lei gli fa nel manga, subito prima della dichiarazione di lui? La Oscar tredicenne era matura quanto quella trentunenne (ne compirà 32 a dicembre).
Un episodio che contrasta con lo stonante episodio 2, di cui buona parte evitabile, avventuroso e rocambolesco, con missione e minaccia di travestimento dal papi. Abito bianco, anche qui, come nell’ep. 25, forse del tutto a caso, forse no, la ripresa successiva a distaccarsi dal rosa dell’abito ikediano. Quanti anni fa, ormai. Quanti… Una vita diversa. E la fortuna di esserci imbattuti in questa storia. Le emozionanti pubblicità degli episodi successivi, che andavano in onda qua e là e ogni volta io mi emozionavo e correvo a registrare…
E non solo. La fortuna che Italia 1 avesse appena acquisito il parco anime di Antenna Nord di Edilio Rusconi, quindi, prima dei doppiaggi milanesi, prima dell’epurazione delle sigle, dell’abbrutimento /eliminazione dei nomi originali, dei tagli pesanti (mancava solo Rosalie che si offre ad Oscar, sebbene i francesi siano andati a raccontare all’autrice, e lo scrivano tuttora nelle loro cosiddette “edizioni definitive”, che da noi fosse censurata la scena d’amore: mai lo è stata, dal 1982 fino alla vergognosa edizione del 2000 sui cui qui il mio saggio https://digilander.libero.it/LittleCorner/Essays/cens2000.htm ).
Mancava ancora un po’ all’avvento dei Puffi e delle *altre* sigle. Noi avemmo la fortuna di una sigla elegante, accattivante, patrocinata da Olimpo Petrossi, che – raccontava -, quando c’era da realizzare una confezione di un certo tipo, la affidava a I Cavalieri del Re. Quanti ricordi, nel leggere, nel booklet di “Omnia”, i ricordi legati a quella sigla, gli aneddoti. Ne venne fuori una fortuna incredibile: il 45 giri per settimane in classifica (il mio, comprato sabato 27 marzo 1982, era talmente consumato anche come copertina, che ne comprai un altro giovedì 21 aprile 1983, con la copertina su carta più liscia e più chiara), come prima per Candy, qui un LP drama (il mio data sabato 6 novembre 1982) con le voci dei doppiatori e le musiche, quattro nuove canzoni, di cui due bellissime, poi ripubblicate per intero nel successivo “I cavalieri del re” (il mio data domenica 19 dicembre 1982), l’album Panini (comprato venerdì 22 ottobre 1982 e terminato sabato 5 novembre e ci ho messo tanto solo perché per giorni non riuscii a trovare la figurina 102, che poi mi diede un’amica), che anticipò il finale (mamma che trauma, ancora adesso…), il libro della Migliavacca (il mio data sabato 20 novembre 1982 e sul blog ne parlai in questo post), che ha insegnato a scrivere in italiano a tanti, altri due libri, diario, cover per quaderni, le bambole, il Corrierino (con uno in particolare, con i nostri in copertina, e l’album Panini, ho viaggiato in lungo e in largo), i poster, le bellissime immagini, altri disegni deludenti, poi il fumetto colorato per la Fabbri. E il film live, il 25 dicembre 1982 e il 14 febbraio 1983. E i traumi che ci hanno fatto crescere: André ferito, un protagonista senza un occhio, che lo perde (Harlock aveva già dato a inizio serie e “L’Arcadia della mia giovinezza” era di là da venire, per noi). Andrea, che solidarizzava, allenato ai miei ascolti della sigla di Gundam e alle mie esternazioni su Baldios, la mattina dopo, in classe, mi fa: “Hai visto? Povero André.” Io, ammutolita. Cavoli! Protagonisti che svalicano i trenta… e che vogliamo dire della scena d’amore? Io me la ricordo, quella sera, e la mia faccia, rossissima, ammutolita, era: che fanno ‘sti due? (Perché mio fratello aveva capito? ^^) Allenati alle lontananze irrisolte di Venusia con Actarus, dopo il bacio senza labbra di Candy e Terence, quella era una bella botta, di quelle che ti fanno venire mille interrogativi (ammesso che tu capisca cosa sta succedendo. Io, visto, l’avevo visto, ma mica avevo capito, cioè, capire avevo capito, ma non tanto chiaramente). E, trauma finale, anche se anticipato (va dato atto alla Panini che, nella sintesi delle 240, anziché, ahimé, 400 figurine, non avevano svelato troppo il come e il perché), della morte dei nostri amati protagonisti.
E poi, lungo le repliche, purtroppo sempre più rade, il passaggio addirittura a Rete 4, orari antelucani, finalmente la vhs in affitto home video del live movie, in edicola si comincia a trovare il film di montaggio, con una cover di Michi Himeno, senza la reale conclusione, con “Alle porte della Rivoluzione” a sfumare il finale, le vhs Logica 2000 nel 1991, rimaste incomplete, in cui io sostituii alla sigla “Alle porte della Rivoluzione”, le vhs Bim Bum Bam 1992-93, che regalavano la riedizione dell’album Panini e le figurine, senza bustina… e arriva l’edizione Granata, finalmente completa. Tante cose, poi, un po’ per volta, sono arrivate. Le mie prime incursioni a Nipponya, gli anime comics, Yamato, Eroica, la Borsa del fumetto e le fanzine, l’iscrizione al club Japanime… da cui comprai il cd della Kitty con la colonna sonora, tanti ricordi, tanti anni.
E, soprattutto, un anime bellissimo, con musiche bellissime. Una colonna sonora sontuosa, fantastica, senza contare il corredo di musica barocca e da camera, puntate belle anche da ascoltare solo in audio. Provare per credere. Insomma, la fortuna di essersi imbattuti in un capolavoro.
Si trovava così poco, si metteva da parte quello che si poteva. Mia madre, seriamente preoccupata per quanto ero fissata, però, mi raccontò che aveva visto il film “Maria Antonietta”, che era anche lei fissata coi film, così si faceva accompagnare dalla zia e lo vide due volte. E, pur essendo di un solo anno antecedente a “Via col Vento”, “Maria Antonietta”, considerava mamma, era in bianco e nero, mentre “Via col vento” era a colori. Tyrone Power, all’epoca, aveva solo 25 anni. Avevo un giornale con le foto e un articolo, per anni in camera ho tenuto una foto di scena. Ma seguivo un po’ tutto, in tv, al cinema, per cui se c’era qualcosa che avesse anche lontanamente a che fare con Lady Oscar, io partivo, registravo…
A proposito di registrazioni. La sera che andava in onda il 28, appena prima di Pasqua, nonno mi accompagnò a riprendere il registratore, così potei registrarlo. Costò un po’ e mi ricordo che nonno fece una battuta, su questo, dovendo pagare lui, poverino. Ricordo la mano calda di nonno che teneva la mia nell’imbrunire del tardo pomeriggio.
Registrai, poi partimmo per un breve viaggio. Il ricordo di quella sera è l’ultimo che ho di mio nonno in piedi. Quando tornammo, un giorno, nonno era steso nella cameretta di mio fratello (proprio quell’anno avevano lasciato a noi casa loro, erano andati ad abitare in quella che i miei avevano comprato col loro aiuto, che era più piccola, per me un grande cambiamento, perché io con loro stavo benissimo e non avrei mai voluto che cambiassero casa), con questo mal di schiena fortissimo, tanto che non riusciva a muoversi. Lo ricoverarono, casino, tutto il casino che succede in queste situazioni improvvise, e, insomma, dopo di allora, io nonno lo ricordo seduto in sala, sulla sedia o sulla poltrona, che mi risente matematica, o al mare, che, piano piano, si muove, e io guardo male la gente che lo osserva e non scolla lo sguardo. Ho capito solo dopo quanto la malattia di mio nonno abbia cambiato la mia vita. Ecco, quel 1982 portò queste cose, Oscar e André compresi. Anche loro cambiarono la mia vita.
Poi, negli anni, sono successe tante cose. L’esperienza di internet, dal 1996, il fandom, spesso anche deviante, (da qualche anno si è esteso ai social, agli haters, ai leoni da tastiera), le invidie, le tante ostilità e cattiverie riscontrate, spesso ingiustamente. La mia esperienza con le fanzine, iniziata nel 1999 e che dura ancora (spero di non stancarmi mai di quanto tengo a questi personaggi. Non vorrei stare senza disegnarli, l’ho sempre scritto nei miei lavori. Fino ad ora siamo a tre numeri di “Leggenda di una rosa” (matite), di cui uno inedito, due e mezzo di “Liberté”, tre di “D’Après – Arras –“, il “Fanart Calendar”, lo speciale Strike con la metà degli articoli, l’artbook “Fanworks”, la storia illustrata “L’Alba” – ho ritrovato dentro “La principessa e il capitano” la sceneggiatura della mia primissima doujinshi, che scrissi con un’amica e poi disegnai su fogli grandissimi. La seconda fu su Capitan Harlock. Ma, prima, avevo scritto per la scuola la recita di Lady Oscar. Io interpretavo Robespierre). La possibilità di conciliare l’altra mia passione, il disegno, a cui ho spesso dovuto rinunciare, con questi personaggi, che è attualmente la mia principale attività. Il sito web Laura’s Little Corner tutto dedicato a questi personaggi, dal 2000, fatto per raccogliere attorno a me le persone che ritenevo più valide, integrato, qualche anno dopo, dal blog https://lauraslittlecorner.wordpress.com/ Ecco, questi sono stati questi anni, questa parte di vita, con loro. Oggi, mi piace ricordare così la prima messa in onda, alle 20, su Italia 1, quando le private condividevano una parte della programmazione delle emittenti “nazionali” e, quindi, Tele Ascoli trasmetteva Italia 1 e tutto, per me, per altri, cominciò così. Rendere loro omaggio, ancora una volta. Illustrazione: Laura Luzi, cover e poster di “D’Après – Arras – 2”.